Άγαυή

Un documentario sul lavoro in Italia

Oggigiorno, molti lavoratori devono – letteralmente – pagare per lavorare. In molti casi, i salari percepiti sono a tal punto scarsi, che il ricorso a una qualche forma di ricchezza extra-lavorativa è pressoché obbligatorio, per finanziare le abitudini di consumo ordinario di una famiglia.
In termini più rigorosi, possiamo dire che l’attuale configurazione del mercato del lavoro genera sempre più delle zone d’ombra, in cui la possibilità di produrre reddito attraverso l’occupazione è riservata, esclusivamente, a coloro che dispongono di congrue quantità di reddito non da lavoro.
È come dire che un certo lavoro lo può accettare (e svolgere) solo chi ha abbastanza soldi da risultare insensibile alle conseguenze economiche del basso salario percepito per quel lavoro.

Fin qui, tutto potrebbe apparire non troppo preoccupante e, forse, per alcuni, addirittura accettabile. Ma cosa accade se quel lavoro è un varco che va necessariamente attraversato, per giungere ad una carriera remunerativa e ad una concreta possibilità di mobilità sociale? Siamo, forse, di fronte ad una situazione in cui alcune aree dell’universo occupazionale stanno diventando regioni di privilegio, in cui può agire solo la persona più ricca? In un certo senso, è proprio così.

C’è una forma strisciante e invisibile di discriminazione, che non colpisce coloro che lavorano, ma coloro che al lavoro tentano di accedere. Chi se ne occupa? Al momento, nessuno. E non per disinteresse (così si spera), ma perché un fenomeno, prima di essere affrontato, deve essere conosciuto.

Con uno sguardo eterodosso e disincantato, in bilico tra la disinvolta ironia e l’amara presa di coscienza, vogliamo provare a capire quand’è che questo universo, che sembra frutto della provocatoria fantasia di un fumettista steampunk, ha iniziato ad assumere la forma e la sostanza del nostro presente.

C’è chi, senza saperlo, è seduto a un tavolo da gioco.
A questo tavolo non si gioca per vincere; a questo tavolo siede solo chi ha già vinto.