V. Punto di emancipazione
Il punto di emancipazione (PE) rappresenta quel punto, nel tempo, oltre il quale un lavoratore inverso smette di essere tale e, proprio per questo, non è più costretto ad essere assoggettato alla volontà/potere dei propri finanziatori.
Per tutti i lavori con tassi di autofagia superiori al 100% sarebbe opportuno fornire stime del PE, in modo da mettere lavoratori e finanziatori nelle condizioni di comprendere quanto sarà (presumibilmente) lungo questo “investimento” e, conseguentemente, procedere a dei calcoli credibili circa l’opportunità di investire nell’acquisto di lavoro. In questo nucleo si tenta di rispondere a domande del tipo “quanto è lungo il periodo di asservimento?”; “come viene vissuto, dai soggetti coinvolti, l’asservimento, sia da un punto di vista psicologico, che sociale?”; “sul versante dell’etica, quali sono le potenziali istanze che si possono avanzare rispetto a questo rapporto potere-dipendenza tra finanziatore e finanziato?”; “è, forse, l’autofagia occupazionale una nuova forma di dominazione sociale?” ...
In termini provocatori, viene presentato il funzionamento di un’ipotetica piattaforma di crowdfunding che, contrariamente a ciò che accade di consueto, permette alle persone di “adottare” un lavoratore, erogando a suo favore delle somme in grado di coprire il gap tra W e C, lungo tutto il periodo di permanenza nella condizione di lavoratore inverso.
In ultimo, questo nucleo ci permetterà di compiere una breve incursione nella letteratura economico-manageriale che tratta il tema del legame tra precarietà lavorativa e intenti suicidari.